OLTRE IL COLLE - Manca all'appello uno degli alpinisti bergamaschi della spedizione sull'Everest: Pierangelo Maurizio, quarantaseienne guida alpina di Oltre il Colle, fino a ieri non era ancora rientrato al campo base. Purtroppo lassù, dove l'aria è sottile e le percezioni dilatate dal peso quasi insostenibile degli ottomila, è facile commettere errori. Può bastare un cenno del capo o una risposta malinterpretata per confondersi e scambiare una persona con un'altra. È capitato malaugaratamente anche con il gruppo di "Spirito libero", i quattro alpinisti bergamaschi ancora impegnati sulla parete nord dell'Everest e quello che sembrava un rientro difficoltoso, ma tutto sommato a lieto fine, è tornato a essere un'emergenza: da ieri infatti Nadia Tiraboschi, David Borlini (entrambi arrivati sulla cima dell'Everest giovedì) e Marco Epis sono rientrati al campo base, mentre di Pierangelo Maurizio non si hanno notizie.
Manca purtroppo all'appello - ribadisce Marco Astori, presidente del gruppo alpinistico Fancy mountain cui gli stessi scalatori sono iscritti. Gli altri sono molto provati ma sono salvi. Come mai allora sabato sembrava che tutti fossero sulla via del ritorno? Uno scambio di persona appunto: gli alpinisti e i portatori intervenuti ai campi alti per assistere il gruppo, sviati dallo stesso abbigliamento e dalle maschere per l'ossigeno, si sono concentrati infatti su Marco Epis, confondendolo con Pierangelo Maurizio di Oltre il Colle, mentre il quarto italiano cui hanno prestato attenzione non apparteneva, con ogni probabilità al team bergamasco: forse si trattava di Mario Trimeri, altro scalatore impegnato sulla parete. È difficile intervenire in un contesto del genere - sottolinea Astori, non solo per le condizioni degli alpinisti spossati dalla permanenza in quota, ma anche per la confusione che da almeno tre settimane regna ai campi alti dell'Everest.
Proprio a questo contesto si aggrappano le speranze degli alpinisti bergamaschi: l'auspicio è che Maurizio sia finito con un altro gruppo o si sia rifugiato nelle tende di qualche altra spedizione. L'unica cosa certa è che giovedì mattina lo scalatore di Oltre il Colle stava salendo verso la cima dell'Everest, alle spalle di Nadia Tiraboschi, sua compaesana, e David Borlini, di Oneta. La conferma era arrivata da un'altra alpinista bergamasca in vetta, Nives Meroi che, dopo aver raggiunto gli 8.850 metri del colosso himalaiano assieme al marito Romano Benet, senza ossigeno, l'ha incontrato durante la discesa: Era abbastanza staccato dai compagni, aveva spiegato una volta al campo base. Da allora per quasi due giorni non si è più avuta alcuna notizia, se non il primo confortante annuncio della presenza di Ivan Tiraboschi e Sergio Santoro, gli altri due componenti di Spirito libero, al campo base cinese (5.200 metri). Venerdì è trascorso invece senza alcuna novità: di fatto - e questo Tiraboschi e compagni hanno potuto spiegarlo solo ieri - gli alpinisti hanno protratto il più possibile la loro permanenza in quota nella speranza di avvistare il compagno. Solo quando le energie si stavano avviando all'esaurimento hanno deciso di cominciare la discesa, durante la quale hanno incontrato i portatori saliti in loro soccorso. Ora si trovano al campo base avanzato (6.400 metri), a riprendersi dall'estenuante avventura, ma soprattutto in attesa del loro compagno. Un'attesa sempre più angosciante.
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