Le critiche al nuovo comprensorio sciistico dell'alta Valseriana non sono piaciute al presidente della Provincia Valerio Bettoni. Lui, uomo del fare - come più volte si è definito – ha condannato questi ambientalisti del no che «troppo spesso criticano e si oppongono ad opere
ed infrastrutture fondamentali per il futuro del paese e della nostra provincia». Insomma, ieri il presidente ha costruito un muro. Niente dialogo con chi «appartiene alla cricca dell'ex Ministro dell'Ambiente che sa porre solo dei veti.
La neve non ci sarà tra vent'anni? Non è vero, lì la neve c'è e ci sarà. Comunque non importa: anche se fosse, la tecnologia odierna ci permetterebbe di far fronte anche a problemi di questo tipo. C'è il pericolo che le falde siano inquinate in futuro da solfati? Saranno effettuati tutti i controlli necessari, e poi, aggiunge il presidente «siamo ancora in una fase progettuale che consente di effettuare modifiche, studi e quant'altro sia necessario a salvaguardare l'ambiente. Non dobbiamo però dimenticare che il nostro compito - e sottolineo compito - sia quello di salvaguardare anche il turismo e l'economia, due settori che se lasciati alle parole di certa gente non andranno mai lontani. Noi, al posto delle parole ci mettiamoi fatti e poi giudicheranno i cittadini.
Surriscaldamento o no?
Adappartenere alla «cricca dell'ex ministro dell'Ambiente che sa dire solo no», ieri, però c'era anche Luca Mercalli che indirettamente ha «sconsigliato» la realizzazione diun comprensorio «in una fascia geografica destinata, secondo i dati di più ricerche scientifiche, a surriscaldarsi nei prossimi anni». Mercalli, da molti ritenuto il maggiore esperto di climatologia in Italia, interpellato sulla realizzazione del comprensorio in Valseriana, ha ricordato che «nelle condizioni in cui siamo, chi investe in questo settore deve riflettere molto prima di farlo. Se a metterci i soldi, poi, è un ente pubblico allora deve esserci ancora più attenzione». E nel nostro caso le risorse pubbliche potrebbero arrivare anche alla metà dell'investimento. Tutto dipenderà dalle scelte del Pirellone a cui compete tale competenza. La realizzazione dei nuovi impianti è stata finora condivisa e sottoscritta da Provincia, Comunità montana valle Seriana superiore, Comunità montana valle di Scalve e Comuni di Ardesio, Colere, Gromo, Oltressenda, Schilpario, Valbondione e Vilminore di Scalve.
Il progetto prevede un investimento pari a 54milioni di euro - prog etto preliminare – e si trova in una fase ancora embrionale: per metà maggio il consorzio
Parco delle Orobie si pronuncerà in merito alla fattibilità. Successivamente anche i Comuni e le Comunità Montane dovranno dare il loro parere definitivo. L'ipotesi prevede 19 nuovi chilometri di piste – in tutto diventeranno 30 - con relativi impianti di risalita, sistemi di innevamento artificiale e strade di servizio. L'obiettivo è quello di collegare gli attuali siti di Lizzola, Colere e Gromo.
In particolare da Colere a Lizzola ci saranno due impianti nella valle Conchetta che porteranno sotto al Pizzo di Petto e al Vigna Vaga. Qui sarebbe previsto un tunnel di 200 metri - con tanto di tapis roulant, giudicato uno scempio da Legambiente in quanto in mezzo a un ghiaione - che farebbe sbucare gli sciatori sul versante opposto, verso il lago Spigorel. Da qui nuove piste dovrebbero arrivare in val Sedornia (Lizzola). Oltre a ciò, dovrebbero comparire tra i boschi nuove discese da Colere verso Teveno, dagli Spiazzi di Boario a Lizzola, dalla baita alta di Vodala (Timogno) alla baita di Rigada, e quindi al passo degli Omini. La critica espressa nei giorni scorsi è stata condivisa da Legambiente, Fab, gruppo Flora alpina bergamasca, Seriovivo, Wwf Bergamo, Lav, Lipu, Italia Nostra Bergamo, Orto botanico e, non ulitmo, il Museo di scienze naturali di Città alta.