C'è disinformazione. Non stiamo autorizzando niente: è un parere di compatibilità preliminare su uno scenario in divenire.
Magari, alla fine, si scopre che non c'è più neve e allora salta tutto». Si toglie parecchi sassolini dalla scarpa Franco Grassi, il presidente del Parco delle Orobie, chiamato a dire la sua sul progetto del nuovo comprensorio sciistico unico dell'Alta Valle Seriana contenuto nel Programma di Sviluppo Turistico.
Preannunciando il sì del direttivo – giunto nella serata di martedì – al collegamento tra le piste sciistiche di Colere, Valbondione e Gromo, Grassi si toglie lo sfizio di sfatare i “falsi miti” diffusi, a suo dire, dal fronte degli oppositori al piano neve concertato nel maggio scorso dalla Provincia, dalle Comunità Montane e dai Comuni interessati. «C'è un Accordo Quadro Territoriale in Regione – precisa - con uno stanziamento già definito (200 milioni, ndr)». E a chi lo accusa di essere uno “Yesman” al servizio di ipotetici interessi speculativi, il presidente dell'ente di tutela ribatte secco: «Siamo stati chiari con tutti: nel territorio del parco i privati non costruiranno mai. Su 70 mila ettari, ce ne sono ben 65 mila di Zone di Protezione Speciale secondo la direttiva comunitaria». Niente rischio cementificazione, insomma.
Ma in mezzo al bailamme mediatico permane qualche dubbio sul ruolo effettivo del Parco delle Orobie. Subito fugato da Grassi: «Ci occupiamo di tutela del territorio ma anche di mediazione sociale: le esigenze dell'ambiente vanno conciliate con quelle di chi ci vive. Dovremmo dire di no e cancellare uno dei tre comprensori del turismo bianco in Lombardia, facendo sopravvivere solo la Valtellina e il Tonale? L'economia dei centri montani collasserebbe».
Adesso tocca alla Provincia: dovrà approvare una variante al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, che ancora non prevede demani sciabili. Poi sarà il turno della Valutazione Ambientale Strategica partecipata: «E il Parco delle Orbie potrà dare il suo parere definitivo, quando i Comuni avranno progetti definitivi da sottoporci», precisa Grassi. Un'ultima battuta sul fronte ecologista: «Mi indigno davanti alle proteste degli ambientalisti da scrivania - ironizza Grassi - dicono che dovrei assoldare fantomatici esperti dell'Unione Europea per approfondire gli studi sull'impatto ambientale: sulla mia scrivania c'è un'indagine conoscitiva sulle specie floro-faunistiche protette dell'area, eseguita dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e da alcuni cattedratici dell'Università degli Studi di Milano, alta 540 pagine. In attesa della valutazione finale, puo' bastare?».
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