Economia e Paesaggio del Parco delle Orobie Bergamasche
Per secoli l’uomo ha abitato le Orobie, creando su di esse nuclei abitati, malghe e stavoli, con laboriosa fatica di generazioni ha strappato al bosco, prati e pascoli, contribuendo alla diversificazione del paesaggio alpino che rende inimitabili queste montagne. Sino agli inizi del secolo le Orobie erano totalmente asservite all’economia bovina, solo le aree erano relegate allo sfruttamento ovi-caprino. La necessita’ di raggiungere con il bestiame le quote piu’ elevate, e da queste i mercanti di fondo valle, diede impulso alla creazione di una fitta rete di sentieri e mulattiere, che ancor oggi attraversano il parco. Dopo secoli di espansione del pascolo e di sfruttamento forestale nell’ultimo dopoguerra è venuta a contrapporsi una repentina quanto drastica fase di abbandono della zootecnia alpina. Attualmente il paesaggio è caratterizzato dalla ripresa e dalla rivincita delle specie legnose, sui prati e sui pascoli, con spiccata tendenza alla ricostituzione naturale della vegetazione arborea originaria. Ancora oggi, nel periodo dell’anno che va da Giugno fino ai primi giorni di Settembre, gli allevatori trasferiscono le mandrie dal fondovalle fino ai 2.000 metri di quota. Le baite arroccate lungo i maggenghi fanno da testimone a questa annuale transumanza.
Storia del Parco delle Orobie Bergamasche
Tra le vie di collegamento è da ricordare la strada Priula che prese il nome dal Podestà veneto Alvise Priuli, il quale la ideo’ e costruì nel 1593. Essa ebbe un ruolo fondamentale nelle vicende bergamasche e valtellinesi del XVI e XVII secolo in quanto unico collegamento tra Venezia e il centro Europa. Da semplice mulattiera divenne strumento di natura politico-diplomatica, via alternativa e sicura rispetto ai percorsi di commercio praticati da secoli, nonchè uno dei primi, rari e documentati esempi di progettazione stradale della Lombardia.
La Carta dell’Attività Venatoria del Parco delle Orobie Bergamasche
La Fauna Selvatica è una risorsa rinnovabile nel tempo, ed il prelievo venatorio risulta compatibile con la conservazione ambientale del Parco delle Orobie se effettuato su rigorose basi scentifiche. La giunta regionale ha adottato la carta dell’attività venatoria nel Parco delle Orobie Bergamasche, che distingue il suo territorio in due diversi regimi di tutela: le aree gestite attraverso la caccia programmata e le aree escluse dal prelievo venatorio. In base alla loro configurazione ed alle loro connotazioni ambientali, le aree vietate alla caccia sono collocate ad alti livelli altimetrici e raggiungono i 3.000 metri s.l.m. esse assumono un indubbio valore per la conservazione della Pernice Bianca e delle Lepre Bianca, speci di grande interesse naturalistico e venatorio simbolo dell’ambiente alto-alpino. Queste speci stanno attraversando in generale su tutte le Alpi, un periodo di forte regresso numerico, in special modo sulle Orobie. Le aree di maggior presenza della Pernice e della Lepre Bianca sono: Il Monte Ponteranica e il Pizzo dei Tre Signori, l’anfiteatro dei Laghi Gemelli, il Pizzo del Diavolo e Redorta, la Val Cerviera, i versanti del Monte Gleno e Domignone, tutte aree di indiscutibile significato naturalistico e conservazionistico.
Pesca nel Parco delle Orobie Bergamasche
La fitta rete idrografica del versante meridionale delle Orobie è costituita da acque pregiate di tipo torrentizio e da oltre 100 laghetti alpini. E’ il regno della Trota Fario, la tipica trota di montagna e del Salmerino alpino. Nei fiumi che scendono lungo le principali valli bergamasche sono ancora presenti oltre alla trota fario, specie ittiche di inestinabile valore biologico, come la trota marmorata, lo scazzone, ed il temolo.Nel parco la pesca è consentita liberamente nel rispetto delle norme indicate nella legge Regionale n° 25/82.
Flora nel Parco delle Orobie Bergamasche
Non è un caso se il Parco delle Orobie Bergamasche è stato classificato Parco Montano e Forestale. I boschi infatti rappresentano per estensione e ricchezza, uno degli aspetti piu’ pregiati del Parco. Lungo le fasce altitudinali si succedono boschi di latifoglie, faggeti, boschi d’abete rosso e bianco, boschi di larice, praterie e pascoli d’alta quota fino zona rupicola e nivale. Tra l’abbondante Parco delle Orobie BergamascheTra l’abbondante fauna alpina del Parco delle Orobie, è da segnalare la presenza dell’aquila reale favorita dalle numerose colonie di marmotte che costituiscono l’alimento principale di questo magnifico predatore. E’ da segnalare inoltre la presenza della pernice bianca e del gallo forcello, autentici rettili glaciali rimasti sulle Orobie, quest’ultimo, presente ancora con una buona popolazione è stato eletto a simbolo del Parco delle Orobie Bergamasche. Sono presenti in abbondanza i grossi ugulati selvatici, il camoscio, il capriolo e il cervo, nonche’ lo stambecco, oggetto di un recente qualificato intervento di reintroduzione.
Prospettive di sviluppo nel Parco delle Orobie Bergamasche
La montagna bergamasca non è soltanto luogo di svago, di vacanza, di sport per gli ospiti che la visitano e la frequentano. E’ stata nei secoli trascorsi, e lo è tuttora, spazio di esistenza delle nostre comunità alpine che nel tempo hanno saputo trasformare vallate aspre e ostili all’uomo in un prezioso e armonioso paesaggio agricolo, traendo gli elementi fondamentali di vita. Il riconoscimento e il mantenimento del patrimonio ambientale o storico rappresentano dall’insieme alpino delle Orobie, sono i principi che devono dare vita al Parco che deve tutelare e valorizzare 63.000 ettari di territorio.
La componente agro – silvo – pastorale, malgrado l’esiguità delle superfici coltivabili, costituisce il patrimonio fondamentale delle Orobie perche’ rappresenta ancora un elemento importante dell’attività umana in queste valli, che hanno visto negli ultimi decenni farsi avanti anche attività dirette o indotte dal turismo (invernale ed estivo). Il sostegno delle attività agricole e forestali, la valorizzazione dei prodotti tipici locali, il turismo compatibile con la tutela del territorio saranno pertanto i problemi principali che gli amministratori del Parco delle Orobie Bergamasche dovranno affrontare per coniugare l’obbiettivo della difesa dell’ambiente e delle trdizioni culturali locali con quello dello sviluppo economico delle popolazioni. Serve soprattutto il collegamento con la scuola, una piu’ sensibile attenzione ai problemi ambientali, la ricostituzione di tipologie naturalistiche, la collaborazione con gli Enti e con le categorie. Il Parco delle Orobie Bergamasche deve essere inteso come luogo di ricerca, di valorizzazione delle culture locali, delle tradizioni, dei materiali, dell’ambiente, del paesaggio, dei beni culturali, dei monumenti, dei reperti archeologici, ad esempio quelli della Val Parina in Comune di Dossena.
Dobbiamo considerare il Parco delle Orobie Bergamasche come laboratorio di cultura ambientali, di civiltà, un patrimonio di storia da valorizzare, da trasmettere alle generazioni future. E’ necessaria la fruizione corretta e rispettosa dell’ambiente, la qualità dello sviluppo, l’interazione delle diverse culture, l’interesse vivo per valorizzare le esperienze. E’ necessario un rilancio coraggioso dei nostri luoghi e della nostra gente, che devo riprendere possesso delle sue forti caratteristiche e della sua forte identità. Dobbiamo credere nel Parco delle Orobie Bergamasche come motore di sviluppo. Una struttura che deve creare benessere ai giovani, ai nostri figli che devono trovare lavoro e certezze, coraggio e fiducia nella nostra terra.