Acetosella
Aglio Orsino
Alchemilla
Alloro
Altea
Aparine
Arnica
Artemisia
Barba di becco
Bardana
Biancospino
Bistorta
Bocca di lupo
Borragine
Borsa del pastore
Bugola
Buon enrico
Calendula
Camomilla
Cardamine
Carlina
Convolvolo
Crescione
Crespino
Edera terrestre
Erba barbara
Erba cipollina
Erba di San Pietro
Erba imperatoria
Erba porcellana
Erigero
Farfara
Farfaraccio
Fragola di bosco
Genziana maggiore
Ginepro
Gramigna
Issopo
Lampone
Lattuga macchiata
Ortica
Papavero rosso
Rosa canina
Rovo
Salvia
Tarassaco
Viola mammola
Fragaria vesca
in dialetto è conosciuta come Fraghe, Fregù
Specie erbacea selvatica che raggiunge un’altezza di 5-20 cm, della famiglia delle rosaceae che cresce fino a 1600 mt. di altezza e predilige le radure di montagna, i boschi e le siepi; il rizoma è obliquo e ramificato, i fusti esili, brevi e debolmente lignificati portanti le foglie in rosetta. Le foglie riunite alla base in piccoli ciuffi, sono trifoglie e dentellate. I piccoli fiori bianchi da 4 a 6 petali fioriscono in tutto il periodo da aprile a luglio e talvolta le piante rifioriscono nuovamente in autunno. Il frutto è in realtà un falso-frutto, che sorregge i frutti propriamente detti che sono i semini di cui è cosparsa la superficie. Fragaria è il nome che ricorre sin dai tempi di Plinio il Vecchio, derivato sembra, dalla radice sanscrita “ghra”, sembrerebbe indicare la fragranza del frutto, o dal latino “fragrans” così la chiamavano i romani in omaggio ai sui frutti profumati e “vescus” = molle.
La fragola di bosco presenta tannino, mucillagine, vitamine e Sali minerali. Tra le sue proprietà ricordiamo quella nutritiva, astringente, diuretica e depurativa. L’infuso delle foglie viene impiegato contro la dissenteria e per agevolare la diuresi; l’infuso di foglie e rizoma contro i reumatismi e le affezioni dell’apparato renale. I frutti, ricchi di calcio, ferro, fosforo e vitamina C, sono facilmente assimilabili e utili in caso di convalescenza, anemia, artrite e gotta; per l’infuso mettere una manciata di foglie essiccate in 1 lt. di acqua bollente. Lasciate riposare per 15 minuti, quindi dolcificate utilizzando zucchero o miele. Il succo del frutto, per uso esterno, è indicato in caso di scottature solari, macchie della pelle e denti opachi. La polpa dei frutti è un rimedio efficace nella prevenzione delle rughe infatti rende la pelle del viso morbida, vellutata ed elastica. Il rizoma ha proprietà aperitive, depurative e diuretiche che possono essere sfruttate dai reumatici e da coloro che sono affetti da sciatica e calcoli, è inoltre un buon astringente gengivale. Le foglie tritate possono essere applicate sugli ascessi purulenti. Per il decotto bollite 50 gr. di fragola (rizoma) in 1 lt. di acqua per 5 minuti. Lasciate riposare per 10 minuti e filtrate: bevetene 3-5 bicchieri al giorno come astringente intestinale. Il decotto stimola l’appetito, aumenta la diuresi, depura l’organismo dagli acidi urici, ottimo anche per gargarismi nelle infiammazioni del cavo orale e della gola. I frutti vanno raccolti quando sono maturi. I rizomi e le radici laterali vanno raccolti in primavera e in autunno, e fatti essiccare al sole, si conservano in sacchetti di carta o tela. Le foglie vanno staccate prima della fioritura, se non si usano fresche vanno fatte asciugate all’ombra e conservate come i rizomi. Non sono segnalati particolari effetti collaterali riguardo l’uso della Fragola di bosco. Alcuni soggetti predisposti possono manifestare delle reazioni allergiche se consumano il frutto. A scopo cautelativo l’impiego della Fragola di bosco e di tutti i suoi estratti è sconsigliato durante la gravidanza ed allattamento. Alcune curiosità: la fragola di bosco, è citata già nella Bibbia, nei poemi, nelle favole mitologiche e nei più antichi trattati di medicina e botanica, viene elogiata da molte fonti; tra tutte ricordiamo come nel Medioevo veniva associata alle sofferenze di Cristo e dei martiri, secondo alcuni, ciò sarebbe da ricercare nel colore rosso del frutto che ricorda il sangue. Nel Rinascimento, ad introdurre in Francia le prime grosse fragole fu Frézier, (dalle quali poi quelle coltivate) al ritorno da una missione in America, le presentò a Luigi XIV, il re Sole, il quale avendo una vera predilezione per questa delizia, le fece coltivare nei giardini di Versailles. Nella tradizione popolare, si riteneva che la fragola avesse virtù magiche, in particolare per evitare il morso dei serpenti, si dovevano raccogliere le foglie il 24 giugno (notte di S. Giovanni ), farle essiccare e confezionare con esse una cintura. Nessuna serpe avrebbe osato avvicinare chiunque indossava la cintura. San Francesco di Sales scriveva: “Noi conosciamo ed ammiriamo la fresca innocenza della fragola perché, mentre cresce nel terreno ed è continuamente schiacciata dalle serpi, dalle lucertole e da altri rettili velenosi, essa si mantiene pura e non s’imbeve delle spregevoli velenosità di questi animali, né assorbe le loro minori cattive qualità”. Linneo, fondatore della moderna botanica nel XVIII° sec., la definì “bene di Dio”, affermando che era un incomparabile rimedio contro la gotta. Nel linguaggio dei fiori significa stima e amore, sentimento a cui facevano riferimento le fragole ricamate sul fazzoletto che Otello regalò a Desdemona e che le costò la vita. In cucina, oltre ai frutti consumati crudi per dolci e conserve o per aromatizzare liquori, possono venire impiegate anche le foglioline per insalate, risotti e zuppe oppure, previa essicazione, per un tè dall’aroma delicato e rinfrescante. Il frutto è gustoso mangiato con zucchero e vino o limone.
Repertòre di èrbe e piante bergamasche de mangià (tratto dal libro “Profumi e sapori di un tempo”, a cura di Cristian Bonaldi con la consulenza di Bonaldi Ruggero e Innocenti Maurizio – Corpo Forestale dello Stato).