Acetosella
Aglio Orsino
Alchemilla
Alloro
Altea
Aparine
Arnica
Artemisia
Barba di becco
Bardana
Biancospino
Bistorta
Bocca di lupo
Borragine
Borsa del pastore
Bugola
Buon enrico
Calendula
Camomilla
Cardamine
Carlina
Convolvolo
Crescione
Crespino
Edera terrestre
Erba barbara
Erba cipollina
Erba di San Pietro
Erba imperatoria
Erba porcellana
Erigero
Farfara
Farfaraccio
Fragola di bosco
Genziana maggiore
Ginepro
Gramigna
Issopo
Lampone
Lattuga macchiata
Ortica
Papavero rosso
Rosa canina
Rovo
Salvia
Tarassaco
Viola mammola
Cardamine hirsuta
in dialetto è conosciuto come Cressùr
Pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Brassicaceae, chiamata anche erba da minestra o crescione dei prati; vegeta nei campi incolti, lungo i muri e in zone umide fino a 1500 mt. Il fusto è epigeo, ascendente e piuttosto ramoso dalla base. Le foglie basali sono pennatosette e riunite in rosetta, mentre le foglie cauline sono più piccole. I fiori, di colore bianco, sono alla fine degli steli e sono riuniti in grappoli. Il frutto è una siliqua lineare (molto più lunga che larga) avvicinato al fusto che spesso “esplode” appena sfiorato lanciando intorno i propri semi. Il nome del genere deriva dal greco ‘kárdamon’, crescione, perché molte specie ricordano nell’aspetto e nel profumo, il crescione d’acqua che appartine invece al genere Nasturtium. Pianta menzionata già da Dioscoride come erba dei luoghi umidi con sapore di nasturzio. L’epiteto specifico dal lat. ‘hirsutus, -a, -um’, allude alla presenza di peli. Cardamine hirsuta L. ha proprietà simili al congenere C. pratensis L. Contiene composti organici solforati ricchi di vitamine e sali minerali per cui ha effetti vitaminizzanti, espettoranti, antiscorbutiche, diuretici, ricostituenti, antianemici e antireumatici; veniva utilizzata dalla medicina popolare contro la perdita dei capelli. Si utilizzano le rosette basali e le foglie tenere lungo il fusto, che si raccolgono da febbraio a fine giugno, anche quando sono presenti i fiori o i frutti (siliquette). Si usa cotto insieme ad altre erbe, per zuppe e minestre, e crudo nelle insalate. La pianta, della stessa famiglia delle saporite rucole e crescioni, è sì piccante ma anche dopo la cottura, a differenza della rucola che diventa insipida, mantiene il suo caratteristico sapore.
Repertòre di èrbe e piante bergamasche de mangià (tratto dal libro “Profumi e sapori di un tempo”, a cura di Cristian Bonaldi con la consulenza di Bonaldi Ruggero e Innocenti Maurizio – Corpo Forestale dello Stato).