Artemisia

Artemisia vulgaris

In dialetto è conosciuta come “Semesante”

Il genere artemisia comprende circa 350 specie coltivate e spontanee, tra cui quella a cui facciamo riferimento noi (A. vulgaris), l’assenzio (A. absinthium), il dragoncello (A. dracunculus), il genepì (A. genipi). Il Semesante è una pianta arbustiva spontanea infestante della famiglia delle Asteracee chiamata anche amarella, mistrà, assinsio, erba di San Giovanni. Preferisce i terreni ricchi di sostanze azotate ed è abbondante vicino alle zone abitate, predilige terreni aridi ed incolti; molto diffusa in pianura non supera generalmente i 1000 mt. di quota. Presenta una grossa radice legnosa da cui nascono i fusti eretti, legnosi alla base di colore rossiccio, angolosi, ramosi verso l’alto che raggiungono un’altezza di circa due metri. Le foglie di colore verde intenso sono distribuite alternamente sul fusto. L’infiorescenza è una pannocchia molto grande composta da numerosissimi piccoli capolini (2mm.) piramidali e fogliati. I frutti sono degli acheni fusiformi e privi di pappo. Tutta la pianta emana un odore aromatico; assomiglia all’assenzio, ma se ne differenzia in quanto le sue foglie sono vellutate soltanto sulla pagina inferiore. Fiorisce da Giugno ad Agosto e si raccoglie in estate fino all’autunno. I componenti principali di questa pianta sono: olio essenziale contenente cineolo, terpeni diversi, tujone; una sostanza amara artemisina, tannini, resine, inulina, eucaliptolo, azulene. Il nome Artemisia deriva da quello della dea lunare greca Artemide, che è Diana per i latini, ma secondo Plinio il suo nome deriverebbe dalla regina Artemisia d’Alicarnasso che pare ne facesse uso. Apuleio ci dice che l’artemisia ha il potere di alleviare la fatica del viaggio e di scacciare i demoni malvagi e neutralizzare il malocchio.

Questa erba è ricca di sostanze amare, olio essenziale, eucaliptolo. Ha proprietà digestive, stimolanti, emostatiche, vermifughe, antidiabetiche. Altre proprietà medicamentose di queste piante (sempre secondo la medicina popolare) sono antisettiche (impedisce o rallenta lo sviluppo di microbi), antispasmodiche (attenua gli spasmi muscolari e rilassa il sistema nervoso), carminative (favorisce la fuoriuscita di gas intestinali), diaforetiche (agevola la traspirazione cutanea), emmenagoghe (regola il flusso mestruale), espettoranti (favorisce l’espulsione delle secrezioni bronchiali). L’infuso e la tintura alcolica dell’artemisia sono un rimedio in caso di raffreddore e febbre, disturbi di fegato e stomaco, mestruazioni dolorose e parassiti intestinali. Versare un litro di acqua bollente su 2 cucchiai di sommità fiorite; lasciare in infusione per 20 minuti circa, quindi filtrare. L’infuso può essere impegnato per pulire e cicatrizzare piccole ulcerazioni della pelle, ma nel caso risulta più efficace un’applicazione delle ceneri. La credenza popolare raccomanda di porre qualche fogliolina di Artemisia nelle scarpe per alleviare la stanchezza. La medicina popolare, in caso di disturbi del sonno, suggerisce di aggiungere l’artemisia essiccata all’imbottitura del cuscino. Appesa nelle stalle attira le mosche e le allontana dagli animali così come previene i pidocchi nei pollai e allontana i parassiti da alberi da frutto, cavoli, carote e cipolle se coltivata nei paraggi. L’artemisia è molto aromatica e viene utilizzata per la preparazione di digestivi mentre il vino del Semesante è un ottimo aperitivo. Data la forte caratteristica aromatica, può essere impegnata in minime dosi (altrimenti prenderà un gusto eccessivamente amaro) per insaporire insalate preparate con un misto di erbe selvatiche. L’Artemisia vulgaris è particolarmente adatta per la preparazione di ripieni d’oca, anatra o di altre carni o pesci di qualità grassa. Le foglie sono usate anche come tè oppure per aromatizzare la birra.

Repertòre di èrbe e piante bergamasche de mangià (tratto dal libro “Profumi e sapori di un tempo”, a cura di Cristian Bonaldi
con la consulenza di Bonaldi Ruggero e Innocenti Maurizio – Corpo Forestale dello Stato)
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