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Aglio Orsino
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Viola mammola
Arnica montana
in dialetto è conosciuta come Àrnica
Erbacea perenne a fusto eretto, alta 20-60 cm. Vive tra i 500 e 2500 mt. e cresce spontaneamente nelle regioni alpine e prealpine sui prati umidi. Il nome del genere (Arnica) potrebbe derivare da una alterazione del tardo-latino ptàrmica, a sua volta derivato dal greco ptarmikos (starnutatorio) con allusione alle proprietà starnutatorie connesse con l’odore della pianta. Altri autori però preferiscono partire dalla parola greca arnakis (pelle di agnello) facendo riferimento alla delicata tessitura delle sue foglie. L’Arnica montana è una grande margherita giallo-arancio, dall’odore aromatico e dal sapore amaro, appartenente alla famiglia delle Composite caratterizzata da fiori composti riuniti in un capolino che si raccolgono da giungo ad agosto e che hanno effetti miracolosi in caso di distorsioni, slogature e contusioni, lussazioni, gonfiori da traumi e fratture: in questi casi preparare un infuso mettendo 1-2 cucchiaini di fiori di arnica in una tazza di acqua bollente per 10 minuti e utilizzare per impacchi. Rizoma e radici si raccolgono a settembre-ottobre. A scopo medicinale l’Arnica agisce come sedativo del sistema nervoso centrale, per questa ragione bisogna destinarla ad un uso esterno; ha proprietà cicatrizzanti (per trattare localmente foruncoli e punture d’insetto), è astringente, migliora la digestione, costituisce un ottimo tonico per l’organismo, fa innalzare la pressione arteriosa ed è febbrifuga.
La tintura di fiori e foglie serve per fare massaggi in caso di dolori muscolari, reumatismi e artrosi: preparare una tintura mettendo 5-6 fiori e foglie secche tritate in una bottiglia con alcol denaturato per 40 giorni e poi utilizzare per fare massaggi. Alcune gocce di tintura (10-15) diluite in un bicchiere d’acqua costituiscono un ottimo collutorio per sciacqui e gargarismi in caso di infiammazioni alla bocca e alla gola. E’ importante sapere che le preparazioni d’arnica non vanno applicate vicino agli occhi, alla bocca, ai genitali, su pelli delicate ed escoriate, sulle ferite e sulla pelle dei bambini piccoli. Da ultimo vorrei sottolineare l’importanza dell’utilizzo di questa erba in gravidanza, in particolare durante il parto e il post-partum: i dolori del parto sono enormemente ridotti con la somministrazione dell’arnica fin dai primi momenti dell’inizio del travaglio; la stessa cosa avviene rendendo più dolci i dolori dopo il parto durante il quale l’utero deve piano piano tornare alle sue dimensioni originarie.In bergamasca si usava l’Arnica montana come tabacco da pipa, le foglie infatti sono un succedaneo del tabacco e sono un ottimo disintossicante per chi decide di smettere di fumare: si dice che un po’ di tintura d’arnica, portata addosso in un flaconcino, tolga il vizio anche al più incallito fumatore. I fiori sono ancora oggi utilizzati per aromatizzare la grappa, pur avendo un sapore molto amaro. Essendo velenosa se ingerita, è sconsigliato il suo utilizzo in cucina.
Repertòre di èrbe e piante bergamasche de mangià (tratto dal libro “Profumi e sapori di un tempo”, a cura di Cristian Bonaldi
con la consulenza di Bonaldi Ruggero e Innocenti Maurizio – Corpo Forestale dello Stato)