Con il ritorno al nucleare si potrebbe riaprire la questione dello sfruttamento delle miniere di uranio in Val Seriana. Sotto la terra di Novazza, frazione del piccolo paese di Valgoglio, ci sono, infatti, i giacimenti di uranio piu' consistenti di tutta Italia. Il metallo radioattivo custodito
dalle Alpi Orobie aveva già fatto gola alla Metex, una multinazionale australiana che nel 2006, dopo aver esplorato i deserti dell'Africa meridionale, l'Australia e il Sudamerica aveva deciso di andare a scavare proprio in Val Seriana. Li' pero' si era scontrata con l'opposizione serrata degli abitanti e delle istituzioni che avevano bloccato il progetto.
Ora la miniera di Valgoglio è chiusa, ma c'è chi teme una sua possibile riapertura, se il ritorno al nucleare annunciato dal ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola diventasse realtà. Come Marcello Saponaro, consigliere regionale in Lombardia dei Verdi. «Se in Italia dovesse prevalere l'idea, da pazzi, di costruire centrali per il vecchio nucleare, dato che il nuovo resta solo una bella idea su cui investire in studio e ricerca
- dice Saponaro - qualcuno riproverà sicuramente a devastare ecologicamente ed economicamente la valle Seriana per estrarre l'uranio di Novazza. Lì ci sono 130.000 mila tonnellate di uranio sotto un milione e mezzo di tonnellate di roccia». Preoccupato per un possibile ricorso ai giacimenti del metallo radioattivo anche don Osvaldo Belotti, parroco di Boario Spiazzi, frazione di Gromo, da sempre i prima fila nelle lotte per la tutela del territorio.
Anche se non credo che questa possibilità sia imminente - spiega don Belotti - penso che potrebbe farsi strada nel caso in cui svaniscano
le grandi opere di speculazione edilizia che si vogliono realizzare sul territorio della valle. E sarebbe davvero un problema. Io credo che il futuro della valle possa esistere soltanto attraverso la sostenibilità ambientale». L'ipotesi di estrarre uranio dalle Alpi Orobie nacque nel '77 con l'Agip. Ma dopo le resistenze degli abitanti durate 5 anni l'idea venne scartata. L'impatto sul territorio, infatti, sarebbe stato devastante. L'estrazione dell'uranio provoca problemi di radioattività, possibile dispersione del minerale nelle falde acquifere e la fuoriuscita del radon, un gas altamente pericoloso che si sprigiona dalla disgregazione dell'uranio.
Ma la possibilità di sfruttare questi giacimenti non sarà piu' ripresa in considerazione, secondo Augusto Bonardo, sindaco
di Valgoglio. «Anche perché se a qualcuno venisse in mente - dice il sindaco - si scontrerebbe con il decreto regionale del 2006 che ha messo un veto sulle future concessioni e sullo sfruttamento dei giacimenti. In ogni caso non capisco che cosa c'entri la questione del nucleare con l'estrazione dell'uranio». C'entra eccome, secondo Saponaro dato che «il nucleare che vogliono Berlusconi, Formigoni e Scajola è quello vecchio.
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