Esiste anche da noi una piccola frontiera del turismo, una landa quasi inesplorata, un territorio della vacanza poco visibile, nascosto come una valle incantata. È il turismo del contatto con la natura, il viaggiare che esplora la storia. Il viaggiare a piedi.
Via Mercatorum,
Strada Priula -
Sentiero delle Orobie, Sentiero naturalistico Antonio Curò, decine di chilometri da percorrere con gli scarponi o in mountain bike, che rappresentano una frontiera del turismo cosiddetto sostenibile, cioè turismo dolce, che valorizza l'ambiente. La relazione fra l'uomo e quello che lo circonda diventa fondamentale. La relazione con le piante, con le montagne, con le tracce lasciate dall'uomo nei secoli. I ponti, i ruderi, gli affreschi. Fra le ricchezze della terra bergamasca, fra le sue possibilità turistiche, esistono anche questi percorsi, forse oggi non percepiti a fondo nel loro valore. Eppure si tratta di cammini che conservano un grande fascino.
La Via Mercatorum che si immerge nelle nostre
Prealpi Orobie, che avanza fra boschi e paesi e ancora offre tratti di selciato originali, tratti che sono rimasti com'erano nel XIV secolo, quando probabilmente il semplice sentiero tutt'al più adatto ai muli divenne una cavalcatoria, un passaggio adeguato a chi viaggiava a cavallo. Mercanti e cavalieri, guelfi e ghibellini. Percorsi della storia, sentieri che fanno provare l'emozione di ciò che è stato, ma che noi non abbiamo potuto vivere. Ma ci sono le tracce, ci sono i resti, le pietre a rispedirti indietro nei secoli in un viaggio nel tempo. Nel silenzio di un bosco, davanti a una pietra dimenticata, segnata con una croce arcaica avverti il contatto con i secoli, con il tempo, con la mano che quella croce ha tracciato, una mano di certo ruvida, armata di scalpello arrugginito. Certo non è possibile incontrare il volto di quell'uomo che secoli prima di noi è stato qui e ha scalpellato la pietra. Non possiamo conoscerlo, ma possiamo immaginarlo.
È il fascino della storia, il fascino della Mercatorum che ha i suoi tratti più suggestivi al
Cornello dei Tasso e ad
Averara, con le vie porticate e affrescate dove le locande offrivano ristoro e il portico protezione dalle intemperie. Ancora oggi. Ma tratti porticati se ne vedono anche per la Priula a
Sedrina e dopo
Zogno. Sono tracce, sono segni del passato che bisogna valorizzare per la loro importanza, per il loro essere storia molto più di quanto può esserlo un libro che narra fatti antichi. Ma che vanno valorizzati per la conoscenza e magari anche per aiutare lo sviluppo attraverso il turismo. Turismo di cammino, quindi di ostelli, quindi di nuovo di locande. Servono strutture. Servono sistemazioni dei sentieri. Servono pannelli che spieghino i percorsi, serve una segnaletica omogenea, ben fatta, che orienti il viaggiatore senza timore di sbagli e senza brutti impatti visivi.
Ci sono associazioni di volontari che si occupano di alcuni aspetti di questi sentieri, ci sono i Comuni. Ma si ha l'impressione che sia necessario anche un coordinamento affinché per esempio la segnaletica di Serina non sia completamente diversa da quella di Aviatico o
Dossena. Qualcosa per uniformare è previsto nel Sistema turistico della provincia di Bergamo. Sarebbe un bel passo avanti. La storia e la natura. La ricchezza del Sentiero delle Orobie o del Sentiero Curò . La possibilità di camminare per giorni e giorni vicini alla "civiltà" eppure enormemente lontani, tra rocce e praterie alpine, sfiorando le
marmotte e gli
stambecchi, in mezzo a fiori e farfalle, ruscelli zampillanti. Sono bellezze per i sensi e per lo spirito che possono diventare base, pilastro di un turismo che porta risorse, di un turismo che non cementifica e non asfalta, che non stravolge, ma accarezza e che tuttavia può rappresentare un'importante ricchezza per l'economia delle nostre valli bergamasche.