Val Brembana
Turismo, città pigliatutto Laghi e valli in crescita
In totale un milione e 500 mila presenze nel 2005: +6%
Bergamo quinta provincia in Lombardia per numero di visitatori
(L'Eco di Bergamo - 01/11/2006)
Bergamo città fa la parte del leone, ma il resto del territorio non è più la Cenerentola del turismo. I dati dimostrano che laghi e montagne orobiche stanno entrando nei circuiti internazionali. Con fatica, ma con segnali incoraggianti. La direzione è quindi quella indicata ieri da Andrea Macchiavelli, docente Cestit (Centro studi per il turismo e l'interpretazione del territorio) dell'Università di Bergamo, al termine della presentazione del Rapporto dell'osservatorio turistico della Provincia sul 2005: "Continuiamo nello sforzo di convincere i turisti che oltre a Città alta c'è di più".

I DATI: Nel panorama lombardo e nazionale la Bergamasca fa una bella figura. E il volano, manco a dirlo, è l'aeroporto di Orio al Serio. Le presenze totali dal 2004 al 2005 sono aumentate del 6%, da 1.396.412 a quasi 1 milione e 500 mila (1.484.621 per l'esattezza). "Quando la crescita in regione è ferma a zero e a livello nazionale si attesta al 2,7%", fa notare Macchiavelli, che segnala la provincia di Bergamo come quinta in Lombardia per visitatori. Se poi si scorpora il dato, però, emerge chiaro il ruolo "pigliatutto" del capoluogo (+15,7%, da 361.666 a 418.334 presenze, con un incremento di 56.668 unità), e dietro, a ruota, la provincia, che registra comunque un risultato positivo (+3%, da 1.034.746 a 1.066.287), corrispondente però a 31.541 turisti in più, quasi la metà della sola città. La distribuzione vede reginette città e pianura (56% dei turisti), seguite da Orobie (33%), Sebino e Val Cavallina (circa 10%). I soggiorni complessivi sono soprattutto in albergo (il 78%, pari a 1.154.297 presenze contro le 330.324 in esercizi extra-alberghieri, come camping e bed & breakfast) e di breve durata (una media di 2 giorni in hotel). Un turnover rapido, da cui si deduce la prevalenza del turismo d'affari o culturale. Dato positivo anche per gli arrivi: 617.832, con una crescita dell'11,7%.

LA PROVENIENZA: La crescita maggiore riguarda gli stranieri. Se si considera ancora il dato complessivo delle presenze in Bergamasca, quelle estere sono salite da 398.252 a 457.628, con un incremento del 14,9% (ancora concentrato soprattutto in città). Si nota una grande varietà di provenienza, anche se i Paesi più rappresentati sono sicuramente quelli collegati con voli low cost a Orio al Serio. "Tedeschi (65.914), inglesi (65.918) e francesi (38.143) - rileva Macchiavelli - sono sopra la media nazionale". Tra i fenomeni più interessanti, l'incremento esponenziale dei norvegesi (19.436, +534%) - "da collegare ai flussi legati al golf e alle relazioni intrecciate dalla Provincia" - quello degli spagnoli (23.938, +50%) e dei polacchi (12.387, +9,7%). Per quanto riguarda le presenze italiane (1.026.992) si registra un +2,9%. A farla da padrone sono i mercati di prossimità: la Lombardia (574.914, pari al 56%), il Piemonte (48.849, 4,8%) e il Veneto (44.281, 4,3%).

I COMMENTI: "Stiamo raccogliendo quello che abbiamo seminato. Non viene nulla per caso. Se i risultati arrivano è perché abbiamo sempre investito nel turismo", è la sintesi del presidente della Provincia Valerio Bettoni. Che parla di un disegno più volte criticato ma che inizia a dare i suoi frutti. Come la promozione all'estero. "Siamo andati a cercare di conquistare i nuovi mercati che stanno crescendo. Bisogna martellare anni e anni prima di vedere dei risultati, che iniziano ad arrivare. Serviva del coraggio e noi l'abbiamo dimostrato". Lo sviluppo del turismo è sicuramente collegato al boom di Orio al Serio "anche questo non è venuto a caso, ma perché le istituzioni hanno fatto delle scelte ben precise" - e ora l'obiettivo è fare sempre meglio per "trattenere i turisti sul territorio". Mettendo mano alla viabilità nelle valli bergamasche, creando i grandi comprensori sciistici in Valle Seriana e Valle Brembana, e mettendo in porto l'operazione San Pellegrino Terme.

Tre i fattori che hanno determinato la crescita del turismo in Bergamasca, secondo l'assessore competente Tecla Rondi, presente all'ufficializzazione del dossier con i colleghi al Bilancio Bruno Rizzi, alle Politiche sociali Bianco Speranza, agli Affari generali e trasporti Roberto Chiorazzi e al vicepresidente della Provincia Bonaventura Grumelli Pedrocca: l'aeroporto, la posizione geografica e l'attività dell'agenzia Turismo Bergamo, attiva dal 2001. "Attualmente il turismo rappresenta il 3-4% del Pil provinciale. L'obiettivo è rafforzare sempre di più il rapporto turismo-lavoro", ha detto l'assessore Rondi, ricordando come la Bergamasca sia anche all'avanguardia rispetto alla normativa regionale, avendo già presentato, o allo studio, diversi Sistemi turistici. "In un mercato così globale - ha esortato - o istituzioni e operatori si mettono in gioco in squadra, investendo nel capitale umano e in creatività, o si è tagliati fuori".

LE CRITICHE Lo sanno bene le aree montane. In una platea di amministratori e addetti ai lavori, le uniche voci critiche si sono levate da alcuni rappresentanti delle valli, in particolare della Valle Brembana. "A Zogno non c'è una Pro Loco, a Foppolo stiamo facendo ridere mezza Europa con la matassa degli impianti che non si sbroglia, i piccoli esercizi commerciali chiudono - è intervenuto il parroco di Somendenna don Giorgio Tironi - Di fronte a questa situazione, frutto anche di alcune scelte locali discutibili, la Provincia è chiamata a fare più della sua parte". Mentre Simoneta Urgnani, presidente del consorzio turistico "I due laghi", che rappresenta lago d'Iseo e lago d'Endine, ha fatto presente il problema delle infrastrutture e dei trasporti: "Con la statale 42 ci si mette due ore ad arrivare a Lovere. Senza collegamenti dall'aeroporto, poi, difficilmente i turisti low cost possono permettersi di noleggiare un'auto per arrivare, ad esempio, all'ostello di Lovere". Bettoni ha ricordato l'incontro, a breve, con il ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro - "gli chiederemo di fare la sua parte - e ha assicurato che "la Valle Brembana non sarà abbandonata a se stessa", indicando la creazione di un grande comprensorio sciistico come possibile via d'uscita.


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