"Se Piazzolo ha ottenuto di iniziare il 14 luglio 1943 i lavori per la costruzione della strada carrozzabile, il merito principale fu del parroco locale". Rivendicava così i propri meriti in uno scritto indirizzato ai fedeli, don Francesco Astori, fautore della realizzazione della strada per il piccolo Comune dell'alta Valle Brembana. Un prete preoccupato della propria parrocchia, ma anche della mancanza di una strada carrozzabile: un tarlo questo che non abbandonerà fino alla fine della sua presenza in Piazzolo. E di questo prete dinamico, capace di "abbandonare" all'occorrenza la propria professione e di mutarsi in architetto, in urbanista e quasi sindaco, si parla nel "Breve notiziario della Parrocchia di Santa Maria Assunta in Piazzolo". Un libro che rappresenta, da una parte, uno spaccato dell'esperienza e del carisma del prete nativo di
Dossena, morto nel 1966, dall'altra un racconto significativo e, in alcuni punti anche provocatorio, di alcuni dei passi più rilevanti della storia civile ed economica, dell'andamento demografico e dello sviluppo del paese (dal 1445 al 1979).
Un volume di 260 pagine, scritto da Gian Mario Arizzi di Lenna, già sindaco di Piazzolo, con la collaborazione di Arrigo Arrigoni, ex sindaco di Vedeseta, e patrocinato dal gruppo Avis di Piazzolo, che sarà presentato oggi, alle 16.30, in piazza Avis-Aido a Piazzolo. "Perché ho trascritto questa storia? È presto detto - spiega Arizzi -. Avevo letto di nascosto il "Breve notiziario" e l'avevo trovato affascinante e meritevole di essere conosciuto per almeno due ragioni: per la grande riserva di informazioni e di notizie di carattere storico della nostra comunità che conteneva e per tutto quello che faceva trapelare circa la singolare personalità del suo autore, don Francesco Astori, che a Piazzolo ha lasciato un segno".
La pubblicazione di questo lavoro, quindi, realizza il piccolo sogno di Arizzi e colma una vecchia lacuna, che si è trascinata fino a oggi, costituita dalla mancanza, per Piazzolo, di una storia del paese. Il "Breve notiziario" è stato poi integrato con le annotazioni del Cronicon scritto dai successori di don Astori che arrivano fino agli Anni Settanta, da documentazione dell'istituto secolare della Società delle famiglie originarie che ancora oggi detengono gran parte dei terreni boschivi e dei pascoli di Piazzolo e di una trentina di fotografie. "La trascrizione vuole essere anche un riconoscimento a quel mondo umile, a quell'impasto di grandi fatiche e di sacrifici delle generazioni che stanno alle nostre spalle - prosegue l'autore - nella speranza che ciò costituisca stimolo alle nuove generazioni, riconoscenti per quello che hanno ricevuto e orgogliose della propria storia".