Sono passati 7 mesi dal ritorno della mia prima esperienza himalayana,
nella quale ho tentato la scalata del Manaslu (stupenda montagna di 8.163 mt che si trova
in Nepal) e dove, con i miei compagni, abbiamo rinunciato a 6.600 mt. per le condizioni
meteo avverse e la troppa neve che ormai era caduta sulla montagna rendendola estremamente pericolosa.
Peccato ! Sarebbe stata la prima salita bergamasca. Ancora nessun alpinista bergamasco
ha infatti salito questo gigante. Il mese di giugno, come dicevo, sono ripartito e questa
volta con destinazione Pakistan e più precisamente un 8000 in Karakorum: il Broad-Peak di
8047 mt.
Il 5 di luglio, siamo giunti al campo base e dopo aver visionato la zona nella quale
intendevamo salire aprendo una nuova via, abbiamo valutato la difficoltà del tracciato
e i pericoli che la montagna presentava nelle condizioni in cui si trovava al nostro
arrivo. Abbiamo quindi deciso di salire per la via normale e cercare di portare a casa
la cima. In tempo quasi da record, dopo 16 giorni e cioè il 21 di luglio, 4 dei 6
alpinisti bergamaschi hanno raggiunto la vetta: Roby Piantoni, Mario Merelli,
Domenico Belingheri ed io Marco Astori. A dire il vero, la cima non è la principale
ma è la cima middle ed è alta 8.030 mt.
Comunque sia, come ci ha detto il primo salitore del Broad-Peak, complimentandosi
con noi al telefono satellitare, il grande Kurt Diemberger: Bravi la montagna l'avete scalata!
Cosi è stato, la montagna l'abbiamo proprio scalata. Da campo 3 posto a 7.000 mt.
siamo partiti alle 2:00 AM, e solo dopo più di 10 ore con neve da battere fino alle
ginocchia e a punti fino all'inguine su un pendio carico di neve e pericoloso che ci
dava non pochi timori, abbiamo raggiunto la cresta passando da una sella a 7.800mt.
Da qui, 3 ore di cresta con enormi cornici di neve che possono rompersi sotto i piedi da un momento all'altro, passaggi su roccia per nulla compatta e a momenti anche molto esposta sui vertiginosi pendii del Broad-Peak, fino a un gradino di roccia alto 80 cm circa, sopra il quale pochi metri quadrati di neve e poi tutta discesa, in tutti i lati, la CIMA!!! Erano le 16:10, Roby era già li che mi aspettava e con me c'era Mario, insomma, 3 bergamaschi insieme sulla cima del Broad-Peak.
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La cresta del Broad-Peak
(clicca per ingrandire)
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Marco Astori in vetta al Broad-Peak (sullo sfondo il K2)
(clicca per ingrandire)
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Una giornata limpida, apriva ai nostri occhi uno spettacolo indescrivibilmente bello. Una infinità di cime che dal campo base sembravano maestose erano tutte li, sotto di noi tranne una, che maestosa si erge a fianco del Broad, il K2. A questo punto sembra
tutto finito, si festeggia e invece no. La parte più importante viene adesso: la discesa. Ora bisogna restare concentrati perché si è stanchi e tutti i pericoli affrontati nella salita sono ancora li che aspettano. Piano piano inizio la discesa, incontro Domenico che tra poco raggiungerà la cima e intanto il sole è sempre più vicino alle montagne; arriverò in tenda col buio.
Sono alla sella, ormai è il tramonto e qui ci sono delle corde fisse, Mario va avanti io mi siedo a riposare e aspetto Domenico e Matteo che erano ancora in cresta. Da qui il caos: un iraniano con un edema polmonare viene accompagnato giù da un ragazzo svizzero
e un polacco è fermo nelle fisse con una gamba rotta. Ormai è buio, Matteo e Domenico si fermano a soccorrere mentre io, cerco di scendere il più velocemente possibile per cercare, a campo 3, qualcuno disposto ad aiutarli. La stanchezza e il buio non mi permettono di correre e non posso sbagliare. Arrivo a campo 3 alle 22:00, sono stanchissimo e do la notizia che però era già arrivata tramite satellitare. Dopo 3 ore arriva anche Matteo e dopo poco Domenico, sono distrutti, lo hanno sorretto per quasi tutta la strada, ma si può dire che l'anno salvato. Il sonno di quella notte, nonostante ci trovassimo a 7.000, è stato uno dei più profondi che abbia mai dormito. Ormai il più era fatto, dobbiamo scendere al base, ancora un giorno di tensione e fatica poi avrei festeggiato, pensavo già alla birra che mi aspettava giù al campo.
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Marco Astori
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La salita al Broad-Peak
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La mattina però, una nuova inquietante novità, un ragazzo del trentino di nome Massimo non era rientrato in tenda la notte. Roby è subito partito per cercarlo, ma dopo 2 ore ancora nessuna traccia, lo avrebbero trovato solo nel pomeriggio, era caduto in un buco e vi
aveva passato la notte ma stava bene. Noi nel frattempo siamo scesi, ad ogni campo smontavamo le nostre tende e recuperavamo il nostro materiale, una volta in fondo alla via, gli zaini erano enormi e pesanti. Da li avevamo ancora due ore di cammino sulla morena,
poi ancora al buio, alle 20:00 raggiungiamo campo base. Finalmente posiamo gli zaini, apriamo le birre e adesso si che si festeggia !!!!
Di tutto ciò nel mio cuore e nella mia mente rimarranno emozioni troppo forti e per le quali non ci sono parole, solo un pensiero: quando e dove la prossima !?!