Aparine

Galium aparine

in dialetto è conosciuta come “Bastù del signùr”

Il Galium aparine, o “Attaccamani”, è una pianta erbacea annuale, ascendente o strisciante che si arrampica molto facilmente ad altre piante, appartenente alla famiglia delle Rubiaceae. I fusti sono molto ruvidi e muniti di piccoli uncini. Le foglie possono essere lineari, lanceolate o ellittiche, ruvide al tatto, munite anch’esse di piccoli uncini. I fiori, di colore bianco, sono molto piccoli, ermafroditi, riuniti in cime ascellari. L’Aparina vegeta comunemente ai bordi delle strade, nei campi incolti e tipicamente in zone riparate e umidi: una pianta estremamente comune che vive senza difficoltà dal livello del mare fino a raggiungere i 2500 metri di altitudine. La pianta dovrebbe essere raccolta in primavera o prima estate, subito prima del periodo di fioritura, prima che diventi troppo fibrosa. Essiccare in ambiente areato o all’esterno, all’ombra. Il nome botanico di Galium deriva dalla parola greca “gála”, che significa “latte” e si suppone che si riferisca al fatto che la pianta abbia la capacità di cagliare il latte e che sia molto utile nella realizzazione del formaggio; il nome Aparine deriva dal greco Aparein che significa “agganciarsi”, “attaccarsi”, per la facilità con cui il suo frutto si attacca ad animali e ai vestiti.

Questa pianta ha una lunga storia nella medicina popolare, veniva utilizzata sia per uso esterno che per uso interno, per trattare ulcere, ferite e problemi della cute. Oggi, un ulteriore supporto del suo ruolo consiste nel purificare il corpo, agendo come un diuretico e come tale, quest’erba promuove un maggiore flusso di urina che aiuta a liberare i reni e la vescica da sostanze di rifiuto, per evitare l’insorgenza di infezioni del tratto urinario, ed alleviare i disturbi della prostata. Viene anche utilizzata per il trattamento di altre malattie acute e infiammatorie delle vie urinarie. Fra le sostanza utili contenute nel  Galium aparine, citiamo in modo particolare la vitamina C sotto forma di acido citrico e presente in grande quantità. In erboristeria e fitoterapia viene utilizzata per trattare le minzioni dolorose, la psoriasi, l’eczema e le irritazioni della vescica. In Omeopatia viene impiegata come drenante linfatico, per trattare cistiti, galattorrea, seno fibrocistico. Viene anche utilizzata, in associazione ad altri rimedi naturali, come coadiuvante nelle neoplasie sia benigne che maligne. Per uso esterno il succo o l’infuso concentrato sono utilizzabili in caso di ulcere indolenti, scottature lente a guarire e ogni condizione suppurativa della pelle. Per uso interno si utilizza la pianta essiccata in polvere o l’infuso (2-8 gr. in 1 lt. di acqua, una tazza 3 volte al giorno) in caso di febbri ghiandolari, tonsilliti, cistite, eczema psoriasi. La preparazione migliore di questa pianta rimane l’infuso, soprattutto quando si voglia sfruttare la sua influenza sull’apparato urinario. In cucina, le foglie, dal sapore amaro, vengono consumate crude o cotte, o aggiunte a zuppe e minestroni. Sia i germogli che le piante giovani sono considerati un nutriente piatto vegetale. Nelle ricette tipiche bergamasche si possono preparare delle buone frittate utilizzando i germogli lessati o tritati fini dell’Aparina. Questa pianta è parente del caffè infatti i semi, quando sono leggermente tostati, vengono utilizzati come surrogato del caffè, ma a differenza di esso sono privi di caffeina e possono essere utilizzati anche per la preparazione di  un tè rinfrescante e purificante, dalle forti proprietà toniche.

Repertòre di èrbe e piante bergamasche de mangià (tratto dal libro “Profumi e sapori di un tempo”, a cura di Cristian Bonaldi
con la consulenza di Bonaldi Ruggero e Innocenti Maurizio – Corpo Forestale dello Stato)