Origine delle Valli Bergamasche

Fossili nelle Valli Bergamasche
Nelle testimonianze fossili l’eco di un mare tropicale in Valle Brembana

Certamente l’approfondimento tematico di una particolare disciplina scientifica esula un po’ dai caratteri sintetici di una guida turistica. Eppure sapere che milioni di anni fa albeggiava in Valle Brembana un caldo sole tropicale affascinata, ne’ si puo’ tacere che l’attuale interesse per il ritrovamento di testimonianze fossile che lo attestano richiama l’attenzione di numerosi ricercatori che studiano l’avvicendamento delle ere geologiche. Del resto anche la curiosita’ del semplice viandante viene sollecitata quando per un qualsiasi motivo gli capita d’intravvedere in rocce esposte o frantumate i resti calcificati della vita preistorica. Tutto si puo’ ricondurre a 20 milioni di anni fa, quando il mare Mediterraneo era assai piu’ vasto di oggi ed era collegato in modo esteso ed aperto con gli oceani Atlantico e Indiano. L’italia non esisteva e l’Europa e l’Africa erano piu’ piccole di oggi essendo costituite solo dal loro nuccleo centrale. In particolare l’Europa era formata dalle attuali pianure della Russia europea, della Polonia, della Germania e della Francia. Questo stato di cose si conservo’ in modo abbastanza stabile fino a 50 milioni di anni fa allorche’ inizio’ il graduale scivolamento del continente africano verso quello europeo. Cio’ porto’ ad un corrugamento delle superfici terrestri e alla nascita delle catene montuose dei Pirenei, delle Alpi e dei Balcani. Gli Appennini sorsero dalle acque dell’antico Mediterraneo qualche milione di anni dopo. In modo contemporaneo questo scivolamento produsse anche l’effetto di chiudere il Mediterraneo verso Gibilterra e verso la Siria e la Turchia trasformandolo in un immenso lago salato asciutto. Solo pochi milioni di anni fa, sempre a causa dell’avvicinamento dell’Africa all’Europa, si apri’ una profonda fessura verso Gibilterra e le acque dell’Atlantico si riversarono nel Mediterraneo riempendolo e conferendogli in mille anni di tempo un aspetto simile a quello odierno. L’ultimo assestamento importante risale a circa 20.000 anni fa allorche’ uno sprofondamento del Bosforo mise in collegamento il nuovo Mediterraneo con il mar Nero, anche se in misura piu’ limitata rispetto ad epoche remote. Le acque fredde e dolci del nord della Russia attraverso il mar Nero e l’Egeo confluirono nel Mediterraneo abbastandone la temperatura e la salinita’.

Con questo evento il bacino del Mediterraneo assunse una configurazione geografica e climatica vicina a quella odierna e divenne adatto ad ospitare l’uomo primitivo piu’ evoluto, HOMO SAPIENS, da cui attraverso vicende preistoriche e storiche abbastanza note si sviluppo’ la civilta’ umana sino ai nostri giorni. Riesce difficile immaginare quali siano state le condizioni della Terra prima della comparsa dell’uomo specie in epoche tanto lontane nel tempo da risultare quasi inconcepibili per la mente umana. Eppure a grandi linee queste gigantesche trasformazioni sono veramente accadute e alcune importantissime prove di queste evoluzioni si sono rinvenute anche in Valle Brembana e in modo particolare a partire dal 1976 nel territorio di Zogno. Si tratta del ritrovamento di numerosi pesci, rettili e vegetali fossili, ricondotti dagli esperti a circa 220 milioni di anni fa (Triassico Superiore) che dimostrano come in epoche tanto lontane in Valle Brembana, e segnatamente a Zogno, vi fossero un mare non molto profondo, piuttosto caldo e salato, con coste frastagliate e lotti lussureggianti di vegetazione del tutto simili a quelli che si trovano presso le scogliere coralline negli attuali oceani Atlantico e Pacifico. I pesci e i rettili man mano morivano, si depositavano sul fondo dell’antico Mediterraneo. Poiche’ questo fenomeno si prolungo’ nel tempo per molti milioni di anni cio’ produsse strati di depositi organici spessi decine di metri e in certi casi anche di centinaia di metri che nel corso dei millenni si pietrificarono grazie alle sostanze chimiche presenti nell’acqua. Quando 50 milioni di anni fa, per le cause gia’ descritte, incomincio’ a nascere la catena Alpina, gli strati di roccia piu’ profondi, che costituivano per cosi’ dire le radici delle Alpi, sollevandosi sollevarono anche gli strati di roccia sedimentaria soprastanti, cioe’ il fondo dei mare contenente i fossili. In modo irregolare zone di questi strati fossiliferi furono portate in superficie a contatto con l’aria. L’azione dei ghiacciai, dei fiumi e delle pioggie nel corso dei millenni raschio’ la superficie o pelle di questi strati fino a far affiorare le impronte degli organismi pietrificati. Al di sopra di questi strati piu’ profondi, che hanno potuto raggiungere la superficie in modo occasionale e solo in pochi punti della Val Brembana (oltre a Zogno ci sono limitati affioramenti anche in Valle Brembilla e in Valle Imagna), ci sono altri strati sedimentari che si sono depositati in tempi successivi, quindi si tratta di strati meno antichi. Alcuni di questi come epoca si depositarono pochi milioni di anni prima che incominciassero a innalzarsi le Alpi da fondo dell’antico Mediterraneo. Questo e’ il motivo per cui in tutte le Prealpi Orobiche, in modo speciale in tutta la Val Brembana, si trovano facilmente fossili di conchiglie di svariatissimi tipi, lumachelle, gasteropodi di ogni dimensione, ricci di mare, piccoli coralli e altri invertebrati. Abbastanza noti, molto belli e di grandi dimensioni (circa 80 cm) sono vari gasteropodi presenti nei monti che fiancheggiano i cosidetti Piani di Scalvino poco a valle del paese di Lenna. Il bilancio della ricerca legittima l’auspicio che tutti i fossili della Valle Brembana si possano raccogliere in un unica istituzione museale, capace di attivare lo studio e la ripresa sistematica degli scavi nei giacimenti fossiliferi che promettono la scoperta di altre importanti testimonianze scientifiche.

Museo delle Scienze Naturali di San Pellegrino Terme